La data di consegna del collegamento tra Messina e Palermo, prima tratta telegrafica di Sicilia, fu contrattualmente stabilita al 30 maggio 1857 ma le difficoltà incontrate lungo il percorso, procrastinarono il termine dei lavori al mese di settembre.
Nel verbale di consegna, custodito presso l’Archivio di Stato di Palermo, si legge che il filo elettrico partì dall'officina telegrafica centrale di Messina, collocata nel Palazzo di Città, e percorrendo la strada Ferdinandea [1] giunse sino a Palermo con stazioni intermedie a Termini, Cefalù, Patti, S. Stefano e Milazzo.
La linea ebbe un’estensione di 140 miglia napoletane (circa 259 Km), i tralicci di sostegno furono 2.839, i sostegni sui caseggiati 520.
Nei pressi di Palermo, in corrispondenza del fiume Oreto, la linea abbandonò la strada e deviò per il “fondo Badalamenti”, l’Orto Botanico, la pianura “Pigna di Gallo” (ove oggi vi è la stazione centrale) per raggiungere l’attuale via Lincoln, corso Tuköry, porta Montalto, porta di Castro, sin sotto le mura di Palazzo Reale poi, attraversato l’arco dei “Biscottari”, raggiunse la stazione telegrafica ubicata nel palazzo del Real Ministero, Segreteria di Stato.
La sorveglianza dei lavori e la direzione dei telegrafi fu affidata ad un “delegato alla telegrafia elettrica per la Sicilia” indicato, dal real governo nella persona del conte Ernesto d’Amico, futuro direttore generale dei telegrafi del regno d’Italia, assistito dall’ing. meccanico Don Luigi Perollo. Per il coordinamento tecnico-scientifico delle linee telegrafiche fu nominata una commissione “chiamata a dirigere inappellabilmente ogni questione che potesse sorgere sull’applicazione dei metodi scientifici e delle teorie tecniche e speciali della materia”, i cui componenti furono:
1° prof. Don Filippo Casoria, dottore in medicina, professore di chimica filosofica e farmacia presso la R. Università di Palermo;
2° prof. Don Giuseppe Lo Cicero, direttore del gabinetto di fisica presso la R. Università di Palermo;
3° prof. Don Michele Zappulla, docente meccanica razionale, di geometria e trigonometria della R. Università di Palermo.
Per l’inaugurazione della linea Palermo-Messina, fissata per il 15 ottobre 1857, il Luogotenente Generale di S.M. Borbonica nei reali Domini al di là del Faro, marchese di Castelcicala, lanciò il proclama, di seguito trascritto, dal quale s’evince l’aspettativa nutrita dal governo verso questo nuovo mezzo, considerato un efficace strumento per lo sviluppo del commercio e dell’industria:
“La più bella fra le moderne ed utili istituzioni viene ad avere vita in questa parte dei Reali Domini. La munificenza sovrana, intenta sempre a far partecipi i suoi amatissimi sudditi di quelle proficue istituzioni che influiscono al benessere del Reame, ha voluto anche far godere i suoi popoli d’oltre il Faro della telegrafia elettrica, di quella istituzione che, dando mezzo alle relazioni con la rapidità del fulmine, attiva i rapporti commerciali, l’industria, la speculazione; infonde novella vita nelle contrattazioni, e mette in comunicazione con tutti gli abitanti di questa parte del Reame, che avvicinati così nelle relazioni, formano quasi una sola famiglia riunita per godere dei vantaggi che offre il ritrovato, e benedice la mano che loro procurò bene.
Sollecita, pertanto la Maestà Sua (che Dio guardi) di attuare siffatti benefici, ha comandato che più oltre non si differisca l’attuazione del servizio al pubblico delle linee elettro-telegrafiche, e poiché già trovasi interamente compiuta quella da Palermo a Messina per lo lato orientale di questa isola, ha la Maestà sua ordinato che questa sia prontamente aperta, con le formalità di rito.
Pertanto noi, luogotenente di S.M. volendo in venerazione dei Sovrani comandamenti, dare adempimento all’apertura al pubblico servizio della linea sopra cennata, disponiamo di stabilire il 15 ottobre del corrente anno di grazia 1857 giorno della ricorrenza del fausto onomastico di nostra Signora la Regina (che Dio guardi) [2] per l’apertura e l’inaugurazione delle diverse stazioni che compongono la linea indicata, site cioè in Palermo, dentro il Real Palazzo, nel locale del Ministero; in Termini, Cefalù, S. Stefano, Patti, Milazzo e Messina, sotto la protezione rispettivamente di S. Pietro Apostolo, di S. Rosalia, del Beato Agostino Novelli, del SS. Salvatore, di S. Nicolò di Bari, di S. Stefano Protomartire e della Madonna della Lettera.
E quindi abbiamo stabilito e sanzionato il seguente programma:
- Art. 1 - Nel giorno destinato, alle ore 11, Monsignor Arcivescovo di Palermo, assistito dal suo Capitolo, muoverà dal suo palazzo per recarsi nel locale della stazione entro il R. Ministero mentre alla stessa ora l’Ecc.mo Arcivescovo di Messina, assistito parimenti da tutto il proprio Capitolo, si recherà alla stazione sita entro il Palazzo di Città di quel capoluogo di Provincia. Alla istessa ora tutte le primarie autorità ecclesiastiche dei comuni di Termini, Cefalù, S. Stefano, Patti, Milazzo, si muoveranno in gran gala alla stazione dei rispettivi comuni.
- Art. 2 - Noi con tutto il seguito dei distinti personaggi ammessi all’onore del circolo di quel giorno, dal R. Palazzo ci recheremo alla stazione entro il Real Ministero , al pari tempo che l’Intendente di Messina e i Sotto-intendenti di Termini, Cefalù e Patti, ed i sindaci di S. Stefano e Milazzo, ciascuno accompagnato da quelle Autorità s^ civili che militari e giudiziarie, che debbono intervenire alle sale di Corte, si recheranno nelle stazioni dei rispettivi capi-distretto e comuni.
- Art 3 – Un segno telegrafico avvertirà tutta la linea del cominciamento dell’inaugurazione e in allora i menzionati Arcivescovi e le Autorità ecclesiastiche procederanno con le formalità di rito alla solenne benedizione delle rispettive stazioni e linee e nel punto istesso i forti di Messina e Palermo saluteranno con una salve l’augusta funzione, alla quale si uniranno le triplici scariche delle guarnigioni di Palermo, Messina, Milazzo e delle Milizie urbane che schierate in parata presso i luoghi prossimi alle rispettive stazioni, assisteranno a tale funzione.
Compita questa, Noi, per i primi, trasmetteremo telegraficamente a S.M. (che Dio guardi) i segni di devozione, di gratitudine e ringraziamento e dopo di Noi, successivamente, tutte le autorità che rappresentano la prima dignità di ciascun comune che trovasi lungo la linea da Palermo verso Messina. Dopo di ciò per telegrafo dichiareremo aperte le stazioni e pronte al servizio pubblico.
Il Luogotenente Generale di S.M. il Re f.to Marchese di Castelcicala”
A tale proclama fece seguito la seguente notifica al Capitolo e Clero emessa da Sua Eminenza il Cardinale Giovanni Battista Naselli, Arcivescovo di Palermo:
“Un’ora avanti a quella designata da S.E. il Luogotenente Generale, il Capitolo ed il Clero di questa metropolitana, processionalmente incedendo nella Cattedrale, si porterà alla R. Segreteria del Ministero di Stato. Mezz’ora dopo il sottoscritto muoverà dal suo palazzo col consueto servizio di gran gala, e sarà ricevuto alla porta d’ingresso della Real Segreteria, dal suo capitolo, e salendo per la scala maggiore, vestirà in una delle grandi sale del quarto superiore, gli abiti pontificali, assistito dalla prima dignità e da due cerimonieri diaconi, in paramenti sacri.
In questo mentre, arrivata S.E. il Luogotenente Generale, prenderà a benedire la stazione interna, e poscia, risalito al primo piano, darà da quella loggia la benedizione di rito al filo che starà al fronte, e intuonato l’inno Ambrosiano, seguito dal canto del clero e dalle consuete orazioni, impartirà al popolo la solenne benedizione e la pastorale indulgenza.
Ritornato al quarto superiore, svestirà gli abiti pontificali, e ripiglierà la mozzetta e il berretto, sarà ritorno all’episcopato.
f.to Giovanni Cardinale Naselli
Arcivescovo di Palermo”
Purtroppo, non tutto si svolse come programmato. Alle 11, ora stabilita per l’inizio del cerimoniale, la stazione di Palermo avvisava Messina che i segnali arrivavano bene, come già avvenuto nel corso delle precedenti prove. Alle 12 si attendeva a Messina il segnale di Palermo per dare inizio alla cerimonia d’inaugurazione ma trascorsa un’ora senza alcun riscontro, si tentò di comunicare con la Capitale di Sicilia a mezzo del telegrafo ad aste ma il cattivo tempo che imperversava, non consentì di scorgere la stazione di Spatafora.
Alle due pomeridiane fu comunque deciso di dare avvio all'inaugurazione avendo, nel frattempo, inviato una carrozza con a bordo quattro artieri per ricercare il guasto lungo la linea, probabilmente prodottosi in conseguenza dei forti temporali.
Per l’intera giornata non si riuscì a stabilire la comunicazione con Messina, mentre la linea era perfettamente funzionante sino a Milazzo. Il guasto, dovuto ad un contatto tra i fili, fu difatti rinvenuto e riparato nella diramazione di Milazzo, l’indomani il servizio poté prendere avvio e le stazioni lungo la tratta furono aperte al pubblico.
Stabilito il regolare funzionamento della linea Messina-Palermo, la costruzione delle linee telegrafiche proseguì per congiungere i centri più importanti dell’Isola.
A tutto il 1858 la linea telegrafica terrestre di Sicilia raggiunse un'estensione di settecento miglia napoletane (circa 1.250 Km), l’11 aprile di quell'anno fu ultimata la diramazione Palermo - Girgenti e la Palermo - Caltanissetta.
La Palermo - Trapani fu consegnata il successivo 30 maggio, per l’inaugurazione di quest’ultima tratta, agli atti della Real Segreteria di Stato conservati presso l’Archivio di Stato di Palermo, si trova il seguente rapporto protocollato al n. 461 del 30 maggio 1858, inviato dall’Intendente di Trapani a S.E. il Luogotenente Generale di S.M. in Sicilia: “Alle ore 11 di quest’oggi, in conformità all’avviso elettrico pervenutomi, tutte le Autorità e impiegati quivi residenti, sonosi riuniti in questa stazione elettrica, ove con l’intervento di Monsignor Vescovo e Reverendissimo Capitolo, fu impartita la benedizione alla stazione predetta. Concorse a viemeglio rendere solennemente festiva tale congiuntura, la Reale Milizia la quale schierata di riscontro alla stazione fra ripetute voci di “Evviva il Re” e il suono della banda musicale, eseguì fuochi di gioia e ricevé la trina pastorale benedizione di questo Monsignor Arcivescovo.”
Il completamento della cintura telegrafica della Sicilia aprì la strada alla posa del cavo sottomarino per unire le due sponde aldi quà ed al di là del Faro.
L'esigenza di formare operatori per le nuove macchine Morse si fece impellente, il prof. Giuseppe Lo Cicero fu incaricato di tenere dei corsi presso la R. Università di Palermo per formare i funzionari scelti per essere avviati al servizio telegrafico.
Degno di particolare menzione, il professor Lo Cicero [3], direttore del gabinetto di fisica della Regia Università di Palermo ed autore di un ottimo "Manuale d’Istruzione per gli impiegati della telegrafia elettrica di Sicilia", edito in Palermo nel 1857 per i tipi della stamperia di Giovan Battista Lorsnaider, oltre alle estese cognizioni teoriche, possedeva anche una notevole abilità nelle applicazioni pratiche della fisica e per otto mesi s'adoperò gratuitamente all'istruzione dei telegrafisti; a lui e non al d'Amico, si deve l’adozione in Sicilia del sistema Morse.
Il prof. Lo Cicero non fu l’unico a dedicarsi alla manualistica “telegrafica”, nel 1857 John de Normann pubblicò, per i tipi della tipografia "Gennaro Fabbricatore del fu Gennaro" di Napoli, un "Opuscolo descrivente l'apparecchio telegrafico elettro-magnetico detto alla Morse" e nel 1858 il cav. Luigi Perollo, ingegnere meccanico e magazziniere presso la Direzione Centrale dei Telegrafi di Palermo, pubblicò le "Istruzioni pratiche per gl’impiegati telegrafici sulla manutenzione delle macchine del telegrafo elettrico" (tipografia Francesco Lao, Palermo), un’opera dal taglio pratico e di agevole consultazione che ben integrò il manuale di Lo Cicero, più improntato alla formazione teorica degli operatori telegrafici. Il manuale del cav. Perollo fornì agli operatori anche una descrizione precisa e vivace delle parti che componevano l'insieme di macchine Morse acquistate dall'Hipp, ed approvate dal comitato scientifico.
il conte Ernesto d'Amico delegato per la Real Telegrafia Elettrica di Sicilia.
Prof. Filippo Casoria, membro della commissione tecnico - scientifica dei telegrafi di Sicilia. Fu rettore della R. Università di Palermo dal 1860 al 1861.
Cardinale Giovanni Battista Naselli (Napoli 25 giugno 1786 – Palermo 3 maggio 1870), fu arcivescovo metropolita di Palermo dal 27 giugno 1853 sino alla sua morte.
Manuale istruzione per impiegati della telegrafia elettrica di Sicilia del prof. Giuseppe Lo Cicero, Palermo 1857.
Istruzioni pratiche manutenzione macchine telegrafiche del Cav. Luigi Perollo, Palermo 1858.
Inaugurazione stazione telegrafica Palermo 22 ottobre 1857, da Annali Civili del Regno delle Due Sicilie- Vol. LXI Settembre - Dicembre 1857.
Materiali acquistati per le stazioni e le linee telegrafiche di Sicilia | |||
Articolo | Prezzo | ||
Macchina Morse Hippe ciascuna ..................................................................................................................................................... | Ducati | 85 | |
Commutatori ciascuno ...................................................................................................................................................................... | Ducati | 4 | |
Scampanio (campanello d'allarme) ............................................................................................................................................... | Ducati | 15 | |
Tasti ....................................................................................................................................................................................................... | Ducati | 10 | |
Bussole .................................................................................................................................................................................................. | Ducati | 8 | |
Parafulmini (scaricatori) ..................................................................................................................................................................... | Ducati | 8 | |
Rolli di striscia la dozzina ................................................................................................................................................................. | Ducati | 2 | |
Filo di ferro zincato n.8 la tonnellata .............................................................................................................................................. | Ducati | 176 | |
Filo di ferro zinacato n. 16 per cantaio (equivalente a chilogrammi 89,09972) .................................................................... | Ducati | 22 | |
Isolatori di porcellana ....................................................................................................................................................................... | Ducati | 20 |
Ad eccezione delle macchine Morse acquistate a Berna presso la fabbrica "Hipp", i materiali per le stazioni e le linee telegrafiche di Sicilia furono acquistati in Francia e ritirati dall'incaricato, D. Antonino Pampillona [4] in Marsiglia ed imbarcati, il 15 settembre 1857, a bordo del bastimento a vela "Gaetanina" del capitano Onorato.
(1) La costruzione della strada Ferdinandea, lungo la costa settentrionale della Sicilia, ebbe inizio nel 1838, e seguì la realizzazione, già iniziata nel 1778 e ripresa negli anni 1824 - 1826, del collegamento Messina-Palermo via montagne. Il collegamento principiato nel 1838 seguì il percorso lungo il mare ma di difficile costruzione dal momento che dovevano essere superate larghe fiumare, non ancora del tutto regimentate, e taluni tratti di costa erano costituiti da promontori a strapiombo sul mare. Nel 1844 venne completata la strada da Messina a Patti, rimanendo da realizzarsi il tratto da Patti a Tusa, per arrivare fino a Palermo. Nella seconda metà del XX secolo non ha subito particolari interventi di velocizzazione, con l'eccezione di alcune varianti a beneficio dei centri abitati più rilevanti, tra cui Barcellona Pozzo di Gotto, Partinico e Alcamo. La strada fu sostituita dall’attuale strada statale 113 (Messina-Palermo).
[2] Giuseppe Lo Cicero (Carini, Palermo 1798 - Palermo 1887) Matematico insigne e professore all'Università di Palermo, si dedicò alle Scienze esatte e più particolarmente alla fisica. In questo campo ebbe intuizioni singolarissime, applicando l'elettricità come energia e luce, precorrendo così le scoperte venute dopo di lui e cioè quella della invenzione della dinamo del Pacinotti e quella della lampadina elettrica di Edison. Abbozzò anche l'idea dell'anello elettromagnetico che serve a trasformare l'energia elettrica in quella meccanica. Osserva il Collurafici che "di questa idea si avvalse presumibilmente il Pacinotti (1841-1912), per inventare l'anello elettromagnetico e la dinamo a corrente continua. La dinamo è una macchina che produce una forza elettromotrice continua, mediante l'induzione elettromagnetica" Basandosi sulla legge di Joule, secondo la quale "se un filo conduttore viene attraversato da una corrente elettrica si riscalda presto e diviene incandescente", Giuseppe Lo Cicero dimostrò che si poteva ottenere l'illuminazione elettrica. Così arriviamo al famoso scienziato americano Edison (1847-1931) inventore della lampadina elettrica ad incandescenza. Uomo semplice. attaccato ai suoi libri ed ai suoi esperimenti fisici e chimici, lasciò che altri profittassero dei suoi studi e delle suo scoperte senza reagire. Fedele alla dinastia borbonica non volle mutare padrone e morì, ignorato, nel 1873. da "CARINI NELLA CULTURA" di Mons.Vincenzo Badalamenti. Altadonna.
[3] Maria Teresa Isabella d'Asburgo-Teschen (Vienna, 31 luglio 1816 – Albano Laziale, 8 agosto 1867), convolata a nozze il 9 gennaio 1837 con Ferdinando II di Borbone, vedovo di Maria Cristina di Savoia, fu arciduchessa austriaca e regina del regno delle Due Sicilie.
[4] D.Antonino Pampillona, appaltatore di bolli doganali ed incisore, fu inviato a Parigi nel 1856 dal Ministro per gli affari di Sicilia D. Giovanni Cassisi per esaminare le macchina e le procedure francesi per la bollazione delle carte in modo da verificare se fosse più conveniente acquistare tali macchine o produrle nel regno delle due Sicilie, in questa occasione egli s'adoperò per l'acquisto e l'invio dei materiali telegrafici per le linee siciliane. Per una seconda missione, Antonino Pampillonia "partì da Palermo per Napoli dove giunse il 3 ottobre 1858. Cassisi gli consegnò un cartoncino con le sette prove di stampa nei differenti colori e valori (dei francobolli di prossima uscita per la "posta di Sicilia") e, visto che si recava in Francia e avrebbe sottoposto le prove agli stranieri, pensò bene di apporre a fianco del cartoncino il sigillo ufficiale del Ministro del Dipartimento dello Stato per gli Affari in Sicilia, come fosse una specie di copyright. Venerdì 8 ottobre giunse a Parigi e già il lunedì 11 scrisse una prima lettera al Direttore del Tesoro di Sicilia, Giuseppe Castrone, nella quale raccontò che già sabato e domenica ebbe modo di contattare alcuni incisori ma che richiedevano cifre esorbitanti anche per il fatto che il lavoro era urgente e commissionato per il Governo. Alla fine, dovette rivolgersi ancora al “suo amico” Lesaché, che già l’aveva assistito “con disinteresse” alla preparazione dei punzoni per la carta bollata in una sua precedente visita nella capitale. L’incisore, però, richiese qualcosa di scritto, e lo stesso giorno ottenne un contratto, firmato per accettazione dal Pampillonia, nel quale “M. Lesaché si impegna ad incidere sopra una tavola d’acciaio il ritratto del Re di Napoli, con le iscrizioni dovute, secondo l’esempio portato dal Sign. Pampillonia. Dato che il modello è inciso in “taille douce”, ed è impossibile produrre le stesse caratteristiche da una incisione in rilievo, M.Lesaché proverà ad eseguirla con la massima accuratezza e con la massima somiglianza al modello proposto, garantendo che questa incisione sarà di qualità superiore perfino ai francobolli emessi in Francia". (da Le Prove di Stampa Lecoq dei Francobolli di Sicilia di Alessandro Arseni The Postal Art - The Postal Gazette 42 - Numero 3 / Anno IV / Aprile-Maggio 2009).
Palazzo del Ministero e Real Segreteria di Stato per la Sicilia e sede dell'ufficio telegrafico di prima classe di Palermo. L'edificio seicentesco attende da più di trent'anni il restauro (immagine superiore attuale degrado, nell'inferiore il progetto di restauro). Attualmente la Regione siciliana, proprietaria dell'edificio, ha avviato i lavori di consolidamento in vista del restauro che vedrà la realizzazione della biblioteca ed emeroteca dell’Assemblea regionale siciliana, al piano terra gli archivi, una piccola caffetteria e i cortili coperti visitabili, al primo piano le sale di consultazione e sale di rappresentanza mentre, al secondo piano, saranno realizzati uffici dell’Amministrazione. Auspicheremmo che l'amministrazione regionale di Sicilia, nella meritoria opera di restauro funzionale dell'edificio, faccia menzione dell'ufficio centrale telegrafico che nel palazzo ebbe sede, e fu terminale del primo collegamento telegrafico sottomarino che congiunse la capitale dell'Isola al continente europeo.
Casa Municipale di Messina fu sede dell'ufficio telegrafico di prima classe. L'edificio, parte della cosiddetta "Palazzata", fu costruito nel 1820 da Giacomo Minutoli e fu distrutto da un incendio nel corso del terremoto del 1908.