Tabella Segnali dall'edizione del 1816 de: Segnali, Istruzioni, ed evoluzioni per la Marina di Guerra di Sua Maestà il Re delle Due Sicilie e la scorta Convoj
Bandiera Reale e Bandiera di Guerra del Regno delle Due Sicilie. Con il Decreto Reale 359 del maggio 1816 la bandiera di guerra divenne anche bandiera mercantile.
Tabelle internazionali bandiere per "Pilota a bordo". Nel primo quadro, terza in basso a sinistra, la bandiera utilizzata dalla unità navali delle due Sicilie secondo il decreto del 1825.
Tavola dei Segnali da "Segnali, Evoluzioni ed Istruzioni per la Marina di Guerra di Sua Maestà il Re delle Due Sicilie e per la scorta de' Convogli" Napoli, Reale Tipografia Militare, 1853
Télégraphie nautique polyglotte à l'usage des armées navales et de la Marine du commerce (Charles Reynold de Chauvancy). Publiée sous les auspices et par les ordres de s. Exc. M. Théodore Ducos, Paris, Carilian-Goeury et Victor Dalmont, 1855
Code International Télégraphie Nautique tavole 1 e 8 (serie francese) adottata dalle due Sicilie per le comunicazioni marittime internazionali (1855).
Segnalare in Mare | Le segnalazioni in mare sino all'unità d’Italia
La fine delle guerre napoleoniche portò con sé la normalizzazione dei rapporti tra gli Stati.
I regni di Napoli e Sicilia, unificati sotto la corona dei Borbone [1], pur nelle difficili condizioni economiche lasciate dalla guerra e dai dieci anni d'occupazione francese, stabilirono un nuovo intreccio diplomatico e commerciale che interessò anche le relazioni con gli Stati barbareschi.
Il Decreto n. 359 del 15 maggio 1816, allo scopo d’assicurare il pieno riconoscimento dei legni coperti dalla bandiera napoletana, ordinò che il vessillo di guerra, composto dalla bandiera rettangolare con le armi reali in campo bianco, divenisse anche insegna mercantile.
Le bandiere del decennio francese, e quelle di commercio precedentemente utilizzate, furono bandite sancendo la nascita della prima vera bandiera nazionale del regno delle Due Sicilie.
Nello stesso anno, per i tipi della Stamperia Reale, si pubblicò una revisione dei “Segnali, Istruzioni, ed evoluzioni per la Marina di Guerra di Sua Maestà il Re delle Due Sicilie e la scorta Convoj”. La nuova stesura, avvalendosi dell’esperienza francese e britannica, aggiornò la precedente pubblicazione del 1784 introducendo l’uso di dieci bandiere numeriche (0-9), due sostitute, cinque pennelli ed un guidone. Nel 1823, per i tipi della Reale Tipografia della Guerra, fu editato il "Dizionario ad uso del telegrafo marittimo" contenente un aggiornamento del sistema di segnalazione a bandiera ed il relativo cifrario.
Rinnovato nella tecnica di segnalazione, la struttura del cifrario mantenne l’impostazione seguita da tutte le Marine, ovvero una sezione per i “segnali di giorno", in questo caso ordinati in circa ottocento messaggi codificati distribuiti in diciassette capitoli, una sezione dedicata alle tabelle per i “segnali di notte” ed infine, una appendice per le segnalazioni da adottarsi nei servizi di scorta convogli.
Tra le centinaia di articoli, il segnale “533” “Approssimarsi al posto Telegrafico … per aprire la corrispondenza, prenderne le notizie e farne rapporto …”, codificava la relazione tra le unità navali ed i “telegrafi costieri”, definizione con la quale si identificarono le postazioni di segnalazione a bandiera o i più moderni “semafori” ereditati dal decennio francese.
Nel giro di pochi anni con l’incremento del numero di postazioni, le stazioni semaforiche costiere ebbero a disposizione entrambi i sistemi, potendo quindi trasmettere i propri segnali anche attraverso bandiere, “corpi opachi” ed apparecchi luminosi.
A bordo delle unità militari l’ufficiale pratico, o se imbarcato l’Ufficiale Interprete, antenati dell'ufficiale telegrafista, assunsero il compito d’interpretare i messaggi ricevuti dal telegrafo costiero o dalle altre navi, ossia tradurli in “chiaro” per il Comando di squadra.
Dal 1816 si assistette alla graduale convergenza delle potenze navali verso un sistema di comunicazione almeno equivalente che consentisse l’adozione di alcuni segnali internazionalmente riconosciuti come necessari alle attività marittime.
Nel 1825, “…come praticasi attualmente dalle altre Potenze dell’Europa..” e con cinque anni d’anticipo sulla Francia, le Due Sicilie, adottarono un unico segnale per chiamare il Pilota [2] a bordo.
Il modello formato da una bandiera rettangolare a tre bande longitudinali blu, bianco, blu, fu approvato con il Decreto Reale 216 del 4 agosto 1825 e reso obbligatorio per le navi militari e mercantili [3].
Tra gli anni 20 e gli anni 30 dell'Ottocento, nell'Europa impegnata con la ripresa dei mercati, si fece prepotentemente avanti la necessità d’aprire le comunicazioni dei telegrafi ottici a finanzieri, armatori, commercianti, industriali, etc.
Non senza remore il potere politico concesse, prima in Francia e poi in Inghilterra, l’inserimento del traffico civile sulle linee telegrafiche ottiche.
Alcuni di questi servizi furono gestiti dallo Stato altri impiantati e diretti da privati tutti, comunque, sottintesero una sempre più ampia esigenza di disporre di metodi rapidi ed economici per trasmettere informazioni a distanza.
La politica, l’industria, gli affari e la finanza spinsero la ricerca scientifica verso l'ideazione e la realizzazione di un sistema di comunicazione globale, una istanza resa effettiva nel giro di pochi anni dall'affermasi del telegrafo elettrico.
In campo marittimo le segnalazioni, ancora vincolate al criterio militare della segretezza, dal secondo decennio dell’Ottocento furono anch'esse interessate da spinte tendenti ad uniformare ed internazionalizzare i linguaggi.
Gli interessi delle due più grandi potenze economiche e coloniali, Francia ed Inghilterra in testa, favorirono un lento avanzamento verso un sistema di segnalazione universale eguale per tutte le nazioni, utilizzabile per scopi commerciali, di emergenza, di sicurezza sanitaria e della navigazione e per la comunicazione semaforica.
Uno dei primi lavori che esplorò un “linguaggio universale”, applicabile alle segnalazioni marittime, fu il “Codice dei Segnali” del Capitano inglese Federick Marryat.
Riveduto nelle varie edizioni, la prima risale addirittura al 1817, il sistema di Marryat rimase in uso per circa cinquantanni affiancato da altri tentativi di eguale dignità ma di minor successo.
Nel 1835 un Capitano di porto della Marina francese, Charles de Reynold de Chauvancy, elaborò un sistema di segnalazione semplificato basato sull'impiego di sole cinque bandiere.
Nel 1845 Reynold modificò ulteriormente il metodo introducendo segnali privi di colore ma senza ottenere risultati soddisfacenti. Nel 1855 egli giunse alla formulazione di un Codice commerciale completo che, avvalendosi di dieci bandiere e di alcune fiamme, poté esprimere ben 19.000 messaggi.
Con alcune piccole variazioni il “Code International Télégraphie Nautique” del Capitano de Chauvancy, meglio noto come “Codice Reynold”, a partire dal 1855 fu adottato dalla Marina di guerra e commerciale di Francia e dalle Marine di Inghilterra, Grecia, Paesi Bassi, Regno delle Due Sicilie, Svezia, Norvegia, Regno di Sardegna, Belgio, Prussia, Russia, Uruguay, Cile, Danimarca, Austria, Città Libera di Amburgo e Granducato di Toscana. Con il susseguirsi di adesioni, il sistema Reynold fu il primo vero codice internazionale dei segnali marittimi.
Le Due Sicilie aderirono al Code International Télégraphie Nautique adottandolo per la corrispondenza internazionale secondo il metodo e la serie francese.
Nel testo d’adesione si legge: “Deux – Siciles. Le gouvernement napolitain a accepté le Code-Reynold pour les correspondances internationales, en déclarant adopter la méthode et la série françaises. (Voy. Page XXVI et les planches 1 et 8, ainsi que le pavillon de télégraphe au Frontespice). Dans la traduction italienne, les numéros ont la même signification qu’en français, en anglais, en allemand et en suédois, ayant également une partie numérique et l’autre alphabétique.”
Per la segnalazione marittima militare nel 1853 fu pubblicata, per i tipi della Reale Tipografia Militare di Napoli, una nuova edizione dei “Segnali evoluzioni ed istruzioni per la Marina di guerra di sua maestà il re delle Due Sicilie e per la scorta de' convogli”.
Le istruzioni si articolarono su dieci bandiere, due sostitute, cinque pennelli, tre guidoni e due gagliardetti, sviluppate in un cifrario di 2000 articoli organizzato in sette capitoli e con una appendice composta da un migliaio di comunicazioni speciali ottenute con segnali a significato multiplo. Il nuovo Codice di segnalazione oltre al consolidamento della corrispondenza tra navi e postazioni semaforiche costiere, aggiornò gli ordini di manovra, contemplando la novità del numeroso naviglio a vapore entrato a far parte della Real Marina. Uno dei tre guidoni, il numero 3, quello bianco con la croce rossa, andava issato "assolutamente solo" ed indicava i servizi religiosi di bordo, ovvero la chiamata degli equipaggi alla celebrazione della Santa Messa o alla Preghiera mentre, il gagliardetto 2, l'ultimo dell'elenco, se issato da solo in testa d'albero, indicava che si apriva la corrispondenza telegrafica con le postazioni costiere per mezzo del libro de "segnali da costa" e del "vocabolario semaforico".
Il codice rimase in vigore sino all'unità d’Italia per essere, dal 1861, adottato dalla Marina "italiana" con alcune integrazioni per le segnalazioni notturne.
Nel 1869 il regno d’Italia, con decreto n.4990 del 4 aprile, aderì al nuovo codice universale di segnalazione marittima frutto della collaborazione anglo-francese.
[1] L’8 dicembre 1816, festa nazionale dell'Immacolata, patrona del regno, cessò l’autonomia politica dei regni di Napoli e Sicilia unificati sotto l’unica corona delle due Sicilie. Ferdinando IV assunse il titolo di Ferdinando I delle due Sicilie. Almeno sulla carta non si trattò di una novità assoluta, visto che l’autonomia dei due regni fu già cancellata da Murat, proclamatosi re delle due Sicilie con unica capitale Napoli.
[2] Il pilota marittimo, pilota marino, pilota portuale o semplicemente pilota, è un capitano della marina mercantile o della marina di commercio, come si definiva nell'Ottocento, che coadiuva la manovra delle navi attraverso acque pericolose o congestionate, come porti o foci di fiumi. Sono esperti in possesso di una conoscenza del particolare corso d'acqua, del tratto di mare o dell'ambito portuale come la sua profondità, correnti e pericoli, oltre ad essere esperti nella gestione di navi di tutti i tipi e dimensioni. Un pilota marittimo è un supervisore esperto di navigazione e manovra autorizzato da un'autorità marittima nazionale.
[3] Ancora nel 1882, con Regio Decreto del 20 settembre, il regno d’Italia adottò, quale bandiera da issare sull'albero di trinchetto del naviglio trasportante i piloti a bordo, un segnale, del tutto simile a quello napoletano, costituito da tre bande blu, bianco, blu, con la variante di una grande “P”al centro del campo bianco.