Balle telegrafiche - I Telegrafi delle Due Sicilie

Vai ai contenuti
Miscellanea | Balle Telegrafiche




Telegrafia Ottica
  1. Wikipedia, alla pagina "Il telegrafo Chappe" (https://it.wikipedia.org/wiki/Telegrafo_di_Chappe) si avventura in una dissertazione sullo sviluppo della telegrafia ottica in Italia tuttavia, probabilmente imbevuti del mitologico telegrafo Chappe, stravolgono anche le fonti consultate, restituendo al lettore un quadro delle comunicazioni a distanza sul Tirreno e l'Adriatico non rispondente alla realtà storica, nel dettaglio si afferma che ultimata la linea Chappe da Lione sino a Venezia: "Successivamente, fra il 1810 e il 1812, da Venezia la linea venne  diramata lungo la costa adriatica. in parte a nord verso Trieste e in  parte a sud, dove per circa 330 km si sviluppava dal comune di s.  Benedetto del Tronto". A suffragio di tale affermazione Wikipedia cita l'ottimo libro di Urbano Cavina sulla telegrafia aerea ma, interpretandone male  i contenuti. Nel capitolo "Telegrafia costiera Depillon", Cavina chiarisce, senza alcuna ombra di dubbio, che lungo i litorali Adriatici e Tirrenici il telegrafo Chappe non fu mai installato, in quanto sostituito dal semaforo "Depillon" concepito esclusivamente per scopi di scoperta e difesa marittima.  La presenza di questa nuova macchina,  lungo il litorale adriatico, trova attestazione anche nella interessantissima ricerca "Le postazioni del telegrafo ottico nella difesa delle coste adriatiche in epoca napoleonica" curata dal prof. Vittorio Foramitti dell' Università degli Studi di Udine (Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura), pubblicata negli atti del congresso internazionale promosso dall'Università Federico II di Napoli "Riconoscere e far riconoscere i paesaggi fortificati", svoltosi il 6-7 giugno 2019 (atti a cura di Marina Fumo e Gigliola Ausiello - Luciano Editore - Napoli). Altra inconfutabile prova, la si ritrova nel cifrario semaforico, utilizzato in epoca napoleonica dall'armamento chiavarese, e donato da una famiglia di discendenza armatoriale di quell'ameno borgo ligure, al museo marinaro "Gio Bono Ferrari" di Camogli.  Il museo camoglino ha dato alle stampe "I semafori di Napoleone", quaderno marinaro n.9 a cura di Paolo Borzone, nel quale viene riprodotto l'antico codice dei segnali con relativi disegni della macchina, inconfutabilmente un semaforo Depillon! La pagina Wiki, insistendo nel suo errore, riporta che "L’utilità di simili telegrafi per proteggere le proprie coste fu inoltre  avvertita da altri Stati italiani. in particolare dal Regno delle Due  Sicilie di Gioacchino Murat, cognato del Bonaparte, che adeguò alla  telegrafia ottica le circa 400 torri semaforiche di guardia costiere del  ’500 (conosciute come saracene) sparse per l’intero territorio e sorvegliate dai torrari che segnalavano con le bandiere a braccia". Anche quest'affermazione non ha alcun fondamento, come attestato dai documenti, citati nel nostro sito, l'avvio dell'installazione dei semafori Depillon ebbe inizio a napoli nel 1807 a cura dell'Ammiraglio Jacob, quindi sotto il regno di Giuseppe Bonaparte e non di Murat, il quale incrementò le linee sul litorale adriatico su ordine di Parigi. Nessun telegrafo Chappe fu mai realizzato nelle Due Sicilie, ed anche a tal proposito, l'affermazione di Wikipedia trae spunto da una interpretazione forzata di alcuni passi del libro "Comunicazioni e Trasmissioni" del ricercatore e studioso palermitano Pippo Lo Cascio, edito da Rubbettino, 2001 Soveria Mannelli, Catanzaro. Per comprendere l'equivoco, citiamo il libro del dott. Lo Cascio, a pag. 222 si legge: "Particolarmente interessanti sono le recenti scoperte di un codice dei segnali rinvenuto a Chiavari ed a Venezia...." proseguendo il testo solo sommariamente descrive la macchina a cui applicare i segnali dei codici ritrovati (e da noi precedentemente citati): "... Il braccio superiore era in grado di d'inviare la segnalazione da 1 a 6; il braccio intermedio i multipli del 7 ( dal 7 al 42) ed il braccio inferiore i multipli del 49 (dal 49 al 294)". Senza alcun dubbio si tratta del semaforo Depillon , costituito da tre braccia si differenziava nettamente, dal Chappe, il cui braccio di trasmissione era unico, con due appendici mobili alle estremità. E' palese la totale disconoscenza dell'argomento da parte dell'estensore della pagina di Wiki, una ulteriore riprova dell'approssimazione dei contenuti riportati in questa pseudo - enciclopedia.
  2. Wikipedia, alla pagina "Gioacchino Murat" (https://it.wikipedia.org/wiki/Gioacchino_Murat) scrive: "Nel breve periodo di permanenza, Murat fece costruire i tre forti di Torre Cavallo, Altafiumara e Piale, quest'ultimo con torre telegrafica (telegrafo di Chappe)".  trattandosi di un evento risalente al 1810, anno del tentativo murattiano d'invadere la Sicilia, l'affermazione è inverosimile per due motivi: primo, alla data del 1810 la rete dei semafori costieri Depillon, sul lato tirrenico, era pressoché completa; secondo, non avrebbe avuto alcun senso impiantare una macchina Chappe, quando l'intera rete di segnalazione costiera era di tipo Depillon, con relativi cifrari. A tal proposito è opportuno citare l'opera di Luigi del Pozzo "Cronaca civile e militare delle Due Sicilie sotto la dinastia Borbonica dall'anno 1734 in poi" che al 9 giugno 1807 riporta la seguente nota "Stabilimento della Telegrafia in Napoli. Il primo telegrafo (semaphore) è piantato sul palazzo di corte a sinistra della reggia dal signor Jacobbe spedito da Napoleone a tale oggetto". Difatti, fu proprio l'Imperatore dei francesi ad ordinare all'Ammiraglio Jacob di organizzare la rete dei semafori Depillon necessari per il controllo costiero ed il mantenimento del blocco continentale, anche sulle coste del regno di Napoli.
  3. Fondo Ambiente Italiano (FAI), alla pagina "Telegrafo Borbonico di Riposto" (https://fondoambiente.it/luoghi/telegrafo-borbonico-di-punta-d-olmo) si afferma:"Un documento del 1818 (Ordinanze della real marina del Regno delle Due  Sicilie) attesta, elencare i telegrafi ottici (Di Chappe) in  funzione in Sicilia, anche quello di Riposto Punta d’Olmo". Nulla di più errato, in quanto le ordinanze del 1818 non parlano mai di una macchina Chappe ma, genericamente, di semafori, in quanto scontata la presenza delle macchine Depillon, lasciate dal precedente regime francese del decennio, in quegli anni (1816-1818) in corso d'installazione anche in Sicilia;
  4. Comitati Due Sicilie alla pagina "Scoperto un telegrafo borbonico a Riposto" (https://www.comitatiduesicilie.it/11/06/2008/scoperto-un-telegrafo-ottico-borbonico-a-riposto-ct/) si asserisce che: "A supporto del telegrafo elettrico, vi era un sistema di emergenza, il  cosiddetto telegrafo ottico o visuale (linee e punti neri), un  invenzione di fine ‘700 dell’abate francese Chappe, che grazie alla  comunicazione visiva (tramite delle aste) permetteva ai telegrafi  adiacenti di comunicare". A parte l'errore sul tipo di macchina impiegata dal regno delle Due Sicilie, le linee semaforiche, pur avendo svolto in alcune occasioni  funzioni supplenti alla linea telegrafica elettrica, non furono di "supporto" difatti, esse ma svolsero un ruolo autonomo nella sorveglianza costiera e nel rapporto con il traffico marittimo. Fu il telegrafo elettrico, ad essere supplente ai semafori costieri quando, avendo impiantato nella medesima postazione del semaforo una stazione "elettrica" questa collaborò efficacemente alla diffusione degli avvisi di scoperta marittima prodotti dal personale dei semafori.
  5. Facebook - pagina "Regno delle Due Sicilie" (https://www.facebook.com/Regno.di.Napoli.e.delle.Due.Sicilie/photos/a.442802088310/10151723911543311/?type=3&locale=it_IT) si ripete medesima affermazione di cui al precedente punto;
  6. Historia Regni (https://www.historiaregni.it/e-il-telegrafo-ottico-arrivo-in-italia/) alla pagina "E il telegrafo ottico arrivò in Italia", pedissequamente riporta il contenuto della pagina di  Wikipedia" : "Successivamente, fra il 1810 e il 1812, da Venezia la linea venne diramata lungo la costa adriatica verso Trieste e nelle Romagne e le Marche. L’utilità di simili telegrafi per proteggere le proprie coste fu inoltre avvertita nel Regno di Napoli dove Gioacchino Murat adeguò alla telegrafia ottica le circa 400 torri semaforiche di guardia costiere risalenti al Cinquecento";
  7. Rete Gargano - pagina "Ass. Sentimento Meridiano/Regno delle Due Sicilie: Poste e telegrafi" ( https://www.retegargano.it/2014/04/26/ass-sentimento-meridiano-regno-delle-due-sicilie-poste-e-telegrafi/). L'autore dell'articolo asserisce che "...Nel regno l’uso del telegrafo ottico di tipo Chappe era attestato fin dal 1802..", anche questa è una affermazione di riporto in quanto alcuni siti riferiscono di una presunta affermazione del gen. Pietro Colletta che avrebbe scritto, in uno dei quattro volumi della sua opera "Storia del reame di Napoli dal 1734 sino al 1825", una tale marchiana imprecisione su un sistema di comunicazione a distanza che egli ben conosceva (Depillon) essendo stato egli stesso al servizio dei sovrani napoleonidi ed avendo, nella sua opera letteraria, più volte citato l'esito dei massaggi diffusi attraverso questo mezzo;
  8. Rete Civica Milano - nella pagina "Breve storia della telegrafia"  viene ripetuto l'errore, già rilevato al precedente punto, ovvero si asserisce che: "Nel Regno delle Due Sicilie l'istituzione di un sistema telegrafico Chappe risalirebbe al 1802: lo scrive lo storico Pietro Colletta nella  "Storia del Reame di Napoli dal 1734 al 1825", pubblicata postuma nel 1835" (http://fc.retecivica.milano.it/Rete%20Civica%20di%20Milano/Scienza%20e%20Tecnologia/Archivio/Telematica20e%20dintorni/Archivio/Radioamatoria/S01B8AF10?WasRead=1 );
  9. Libero Cercatore - pagina "Il telegrafo ottico o semaforo a Castellammare" (https://www.liberoricercatore.it/telegrafo-ottico-a-castellammare/). L'autore, ritengo solo per una imperfetta conoscenza dell'argomento, riproduce nella pagina in questione alcune stampe in cui è perfettamente leggibile la postazione semaforica di Pozzano e la relativa struttura della macchina Depillon. Tuttavia, per dare contenuto alle immagini proposte,  si affida alle notizie errate tratte da un articolo "non ufficiale" del "Bullettino Telegrafico" del 1866 (edito dal Ministero delle Poste) nel quale, l'anonimo estensore asserisce, in chiave dispregiativa, che quando le provincie meridionali furono annesse, vi si trovarono "due sistemi di telegrafia; la telegrafia elettrica e la telegrafia ottica di Chappe. Questa seconda (il re d'Italia N.d.A.) abolì". E' evidente la disinformazione dell'autore di questo articoletto sulle macchine di telegrafia visuale in servizio nell'ex regno delle Due Sicilie di contro, era risulta ben informato sulla distruzione di questo sistema dopo l'unità d'Italia, salvo poi essere rivalutato e rimesso in servizio lungo le coste italiane, e con operatori delle ex Due Sicilie, dopo la sconfitta inflitta, proprio nell'anno 1866, dalla flotta austro-ungarica alla marina italiana guidata dall'ammiraglio Persano.
  10. Bel Salento.com - pagina "Il primo telegrafo elettrico dell'Italia preunitaria" (https://belsalento.altervista.org/il-regno-delle-due-sicilie-era-dotato-di-unefficiente-rete-di-comunicazione-il-primo-telegrafo-elettrico-dellitalia-preunitaria/). L'articolo contiene notizie sulla telegrafia elettrica nelle Due Sicilie sulle quali ritorneremo per alcune notizie completamente errate sulla rete elettrica, quello che qui ci interessa è l'annotazione posta in calce alla carta delle rete telegrafica del regno delle Due Sicilie prodotta da Giacomo Arena, tecnico dell'amministrazione napoletana. In particolare l'articolista scrive: "Antica cartina del 1860 “indicante le linee telegrafiche nel Regno delle  Due Sicilie” e che segnala tutto il coordinamento degli edifici dove  erano installate le vedette del futuristico telegrafo visivo di Chiappe;  inoltre illustra uno snodo intercomunicativo all’avanguardia rispetto  agli altri regni del tempo". A parte che il sistema Chappe, all'atto della stesura della carta Arena, non aveva nulla di "futuristico", essendo trascorsi ottant'anni dalla sua invenzione, la mappa riporta l'ubicazione delle stazioni semaforiche di cui riproduce, sia sulla mappa, che sulla legenda della stessa, la sagoma, anche qui inequivocabilmente la macchina Depillon a tre braccia o rami. Inoltre, a proposito dello snodo "intercomunicativo all'avanguardia", questo era prassi normale, quando sussistevano due sistemi di comunicazione paralleli (elettrico e visuale);
  11. Un popolo distrutto - pagina "Il telegrafo nel regno" (https://unpopolodistrutto.com/2018/01/23/il-telegrafo-nel-regno/). La pagina riporta alcune enfatiche fantasie sulla telegrafia napoletana, nel caso in esame ci limitiamo a citare il passo in cui, trattando della telegrafie elettrica si afferma:  "L’introduzione del servizio telegrafico  nel Regno delle Due Sicilie nacque dall'esigenza di evitare l’isolamento  telegrafico del regno. Nemmeno a dirlo, i maggiori oppositori furono  gli inglesi, guarda caso i costruttori ed installatori dei “Telegrafi  ottici Chappe” nati in Francia durante la Rivoluzione, che con l’avvento  di questo nuovo ed affidabile strumento di comunicazione, vedevano  svanire un altro loro monopolio". La Gran Bretagna non costruì né installò telegrafi del tipo Chappe, avendo sviluppato propri sistemi di telegrafia aerea (Murray). Inoltre, contrariamente a quanto fecero con il Chappe, il semaforo Depillon interessò molto all'Ammiragliato britannico, fu l'ammiraglio Popham, traendo ispirazione dal semaforo francese, a costruire una macchina simile, successivamente migliorata dal colonnello Pasley e posta in servizio di vigilanza marittima tra Londra e Portsmouth. L'impiego di tale macchina fu sviluppato dalla Royal Navy subito dopo le guerre napoleoniche, quando a Napoli, ed in tutto il regno, sin dal 1807 erano in funzione gli efficienti semafori impiantati dai francesi ;
  12. Rete Due SIcilie - pagina "Il telegrafo nel Regno delle Due Sicilie"( https://www.reteduesicilie.it/il-telegrafo-nel-regno-delle-due-sicilie/) propone un articolo con i medesimi contenuti già esaminati al precedente punto;
  13. Abe Books.it - pagina recensione ristampa de "Telegrafia  elettrica ossia descrizione dei telegrafi elettro-magnetici. Loro modo  di agire e loro applicazioni agli usi sociali" di Ghisi Lorenzo Agostino - 1850 (https://www.abebooks.it/Telegrafia-elettrica-ossia-descrizione-telegrafi-elettro-magnetici/7981638761/bd). L'autore della presentazione scrive "Nel Regno delle Due Sicilie l'istituzione di un sistema telegrafico Chappe risalirebbe addirittura al 1802", a parte il ripetere un errore "sistemico" sulla nascita ed il tipo di telegrafo visuale presente nelle Due Sicilie, la recensione avvalora una informazione errata, non presente nel lavoro di Agostino Ghisi, che induce, i lettori superficiali, a riprodurla all'infinito;
  14. La voce del marinaio - pagina "Il primo telegrafo magnetico a Castellammare di Stabia" (https://www.lavocedelmarinaio.com/2018/01/il-primo-telegrafo-magnetico-a-castellammare -di-stabia/). Si rinnova nella pagina l'errore già esaminato, proponendo l'idea che "Nella metà degli anni ’50 (dell'800 N.d.A), Castellammare di Stabia utilizzava ancora il telegrafo ottico di Chappe". Ci rallegra che l'errore è stato opportunamente contestato da lettori attenti, peccato che l'articolista non abbia approfondito la questione, ed apportato le opportune modifiche;
  15. Academia.edu - pagina pdf "Un "telegrafo ad asta" borbonico nell'Isola di Marettimo"  (https://www.academia.edu/95789067  / Un_telegrafo_ad_asta_borbonico_nellIsola_di_Marettimo) il documento, postato nel contenitore "Academia", riporta  "Un decreto borbonico emesso da Ferdinando I (già Ferdinando IV)  nel 1816, scoperto recentemente dall'autore, rivela la presenza a  Marettimo di un telegrafo ottico, inventato dal francese Chappe nella seconda Settecento e capace di trasmettere a distanza senza fili testi e  non solo segni". Orbene, nel 1816 furono emessi due decreti, il 4 settembre ed il 16 novembre, per riordinare il Corpo Telegrafico della Real Marina e stabilire in Sicilia l'estensione dei semafori Depillon, già approntati dai francesi sulla parte continentale del regno. Marettimo, al 1816, aveva ancora un a postazione di segnalazione a bandiera impiantata nel corso delle guerre napoleoniche ma fu smantellata,  all'atto della stabilizzazione del sistema di segnalazione semaforico in Sicilia.  Marettimo fu esclusa dalla rete visuale, preferendosi la postazione di Favignana. Tale evidenza la si può agilmente ricavare dalle ordinanze del 1818 ed i seguenti decreti, che regolarono l'installazione dei posti semaforici, oltre che dalla carta "Arangio" del 1845 sulle postazioni semaforiche e doganali di Sicilia. Dopo la battaglia di Lissa, il governo italiano riprese l'istituzione dei posti semaforici e nel 1880, decise d'impiantare una postazione avanzata anche a Marettimo;
  16. Accademia di posta.it - pagina "Un posto chiamato Semaforo"  (https://www.accademiadiposta.it/uploads/attachment/semafori_1478682761.pdf). Il documento (in pdf) riporta alcune informazioni prive di riscontri o "malevolmente" proposte, il cui sapore lo lascio giudicare agli eventuali lettori. Nel merito della telegrafia visuale  l'estensore dell'articolo scrive "Malgrado la scarsa istruzione del personale addetto e la sua carente retribuzione, il servizio procedeva assai bene..." . Non è dato conoscere la fonte di tale informazione, forse, l'autore si riferisce ai resoconti piemontesi, interessati a smantellare la rete telegrafica visuale poiché non ne comprendevano l'utilità, salvo poi ricredersi, e ricostituirla con quello stesso personale descritto nell'articolo come di scarsa istruzione. A tal proposito, chiariamo che il personale superiore del Corpo Telegrafico proveniva dall'Accademia di Marina mente per la bassa forza, l'ammissione al corpo era condizionata al saper leggere e scrivere, ad avere cognizione delle prime regole del calcolo aritmetico, e conoscenze del lavoro marittimo. Condizioni basilari, altrimenti non avrebbero potuto redigere i rapporti semaforici, o semplicemente contare le navi avvistate. Sembra, quindi, che il livello "culturale" sia accettabile, alla pari del personale di qualsiasi forza armata dell'epoca. Infine, le paghe, l'autore non cita studi sul potere d'acquisto dei salari nelle Due Sicilie, ci farebbe estremamente piacere capire la fonte di tale asserzione sulla "carente retribuzione" forse, il tutto risale al sentito dire post-unitario, alle affermazione di qualche "fratello" d'Italia interessato a denigrare tutto quello che fu "napolitano";
  17. Forum Radioamatori.it pagina "Il Telegrafo" (file:///C:/Users/xxxx/Downloads/telegrafo-2.pdf). Il documento è costituito da schede in pdf, probabilmente a scopo divulgativo/didattico. Alla scheda  "L’estensione del telegrafo ottico" si legge; "La rete del telegrafo ottico fu costruita a raggiera come la rete stradale.... estendendosi pure a livello internazionale, fino a Mainz, Anversa, Amsterdam, e in Italia fino a Torino, Milano e Venezia, quest’ultima raggiunta nel 1810. Da qui iniziò l’estensione verso Trieste e verso la costa adriatica, fino a San Benedetto del Tronto. Il telegrafo Chappe venne inoltre realizzato nel sud della penisola e fu definitivamente superato soltanto con l’unità d’Italia. Il servizio telegrafico ottico-aereo nelle province napoletane e siciliane fu soppresso con regio decreto 14 novembre 1861 n. 33" Anche qui si riportano notizie di seconda mano, non verificate, e più volte smentite dalle ricerche effettuate sullo sviluppo della telegrafia visuale costiera nel Tirreno, in Adriatico e nel regno delle Due Sicilie.















La diffusione d'informazioni completamente false, amputate, o deformate, il cui fine è la manipolazione dell'opinione pubblica, da sempre è stata un'attività appannaggio del potere, esercitata attraverso una multiforme messe di sue articolazioni e mezzi. Il controllo delle informazioni, e quindi della storia, è un mezzo fondamentale per conformare le opinioni agli indirizzi di tutti i regimi, siano essi totalitari che liberali. L'avvento dei social media, nel regalare l'illusione di una moderna libertà d'espressione digitale, progressivamente ha eroso la libertà reale, ha atomizzato la capacità delle persone di aggregarsi, di essere il soggetto attivo del cambiamento. Si è realizzato un nuovo ed efficacie strumento, utile alla sempre più vasta ed eterogenea platea dei manipolatori, solido steccato entro cui chiudere le insoddisfazioni, le frustrazioni, i sogni ed i bisogni delle persone. Il Web è tutt'altro che un media democratico, si caratterizza come un organismo ibrido, al servizio del dominio tecnologico del terzo millennio, inquinato da varie forme di controllo che ne limitano le potenzialità e rastrellano, metodicamente, le esistenze degli "utenti", dragando di tutto, dai gusti, alle idee, dai consumi, agli orientamenti di ogni tipo. Siamo indifferenti, incapaci di dare forma reale alla libertà, lasciamo, che questa sofisticata, selettiva e lucrosa macchina di condizionamento e di censura, a disposizione di ogni forma del potere, economico, commerciale, politico, militare, religioso o culturale (1), ogni giorno pervada le nostre vite.
Gli spacciatori d'informazioni devianti o inverosimili, sono parte di questo mondo,  Fake News, Bufale o Balle, ci bombardano costantemente da più direzioni ponendo un serio problema di verifica dei contenuti che la rete produce e diffonde.
(1) La Rete è libera e democratica. Falso!, Ippolita, Collana: Idòla Laterza, Roma-Bari, 2014.
 A mio padre   
(Procida 1930 – Napoli 1980)
Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons
Attribuzione - Non commerciale -
Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale
Stampa
Telegrafo  
dal greco antico tele (τῆλε) "a distanza" e graphein (γράφειν) "scrivere", scrittura.





Privacy
Banner Co2
Torna ai contenuti